Di Renato Ferretti – Dottore Agronomo
Il Green new deal che ispira la nuova fase della politica Europea è un’occasione decisiva per far sì che la nuova cultura del paesaggio nata dalla Convenzione Europea del Paesaggio (Firenze, 2000) si affermi nei fatti oltre che nei convegni. La Convenzione vede il paesaggio come l’epimanifestazione dell’organizzazione complessiva del territorio composta da elementi antropici (la città ed i paesi, gli insediamenti produttivi, le infrastrutture ecc.) e dagli elementi naturali o seminaturali come il paesaggio agrario e forestale e richiede una coerente pianificazione territoriale e progettazione degli interventi.
Piano e progetto
Il progetto del verde non può prescindere dall’analisi e dalla conoscenza del territorio e dell’ambiente su cui si va ad operare ed il progetto agronomico del verde deve essere inserito nel contesto territoriale, vegetazionale e paesaggistico di riferimento, deve analizzare tutte le risorse presenti, sia fisiche che biologiche e fare riferimento ad una puntuale pianificazione territoriale.
Il progetto del verde è un progetto integrato: agronomico, architettonico e urbanistico, preceduto da un adeguato strumento di pianificazione che costituirà la base delle successive attività di progettazione e gestione così come previste peraltro sia dalle “Linee Guida del Verde Urbano” predisposte dal Comitato Nazionale del Verde Urbano (L. 10/2013) sia dai Criteri Ambientali Minimi per il Verde (Decreto MATTM n. 63 del 10 marzo 2020 come vedremo successivamente.
Il progetto del verde quindi non è solo un disegno o un elenco di piante ma deve seguire criteri che assicurino coerenza progettuale, sostenibilità ambientale ed efficacia funzionale. Per questo occorre un approccio interdisciplinare che affronti le problematiche: agronomiche, architettoniche, urbanistiche e paesaggistico-ambientali.
Gli spazi verdi svolgono da sempre un ruolo fondamentale per la vivibilità della città. Una città, infatti, tanto più è vivibile quanto più sa conciliare costruito e natura, quanto più sa custodire i beni naturali che possiede.
La presenza di spazi ed elementi verdi, la cosiddetta infrastruttura verde, oltre ad indicare la qualità urbanistica degli spazi costruiti, è un vero e proprio indicatore di sviluppo urbano sostenibile, sia dal punto di vista sociale ed economico sia da quello ambientale.
Riconoscendo quanto siano essenziali le funzioni del verde urbano nell’ottica dell’adozione di politiche per la sostenibilità ambientale, il legislatore ha disciplinato questa materia con la legge n. 10 del 14 gennaio 2013 (“Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”).
Con tale provvedimento legislativo è stato istituito presso il Ministero per l’ambiente e la tutela del territorio e del mare un apposito organismo, il Comitato per lo Sviluppo del verde pubblico, incaricato di verificare l’attuazione della legge e di supportare gli enti locali nell’adempimento delle disposizioni in essa contenute.
A seguito di un lavoro di confronto e collaborazione con l’Anci, il Comitato ha provveduto nel 2017 a redigere un documento intitolato “Linee guida per la gestione del verde urbano e prime indicazioni per una pianificazione sostenibile”, concepito quale strumento che consenta ad amministratori e tecnici di disporre di indicazione omogenee – in tale ambito – valevoli su tutto il territorio nazionale.
Tale documento riserva un particolare riguardo al tema della pianificazione e individua, quale strumento integrativo – sebbene non obbligatorio – della regolamentazione urbanistica generale a livello locale, il Piano comunale del verde. Esso è da considerarsi uno strumento che:
- disegna una visione strategica dell’assetto (semi)naturale, agro-selvicolturale, urbano e peri-urbano della città;
- definisce i principi e fissa i criteri di indirizzo per la realizzazione di aree verdi pubbliche nell’arco della futura pianificazione urbanistica generale (art. 6, comma 1 lettera e della Legge 10/2013);
- rappresenta una sorta di piano regolatore del verde, volto a definire l’assetto futuro dell’infrastruttura verde e blu della città, al fine di rispondere alla domanda sociale e ambientale dei territori antropizzati.
Si tratta di una valorizzazione dell’infrastruttura verde in termini: - ambientali, con riferimento alla rete ecologica territoriale, alla conservazione della biodiversità delle aree ambientali e agricole, alla riduzione del consumo di suolo, all’adattamento e mitigazione del cambiamento climatico;
- sociali e di salute pubblica, tramite la riduzione dell’inquinamento, la possibilità di fruizione del verde per attività sportiva e motoria, oltre che per attività e servizi culturali;
- economici, tramite l’occupazione che può essere originata dai lavori di recupero delle aree dismesse, dall’implementazione di servizi innovativi e dallo sviluppo dell’agricoltura urbana.