Di Renato Ferretti
La potatura nel vivaismo e nell’arboricoltura ornamentale non è ancora vista come una pratica colturale fondamentale ma quasi sempre come un intervento straordinario o all’opposto di routine. Infatti nella fase di allevamento in vivaio le operazioni di potatura sono si frequenti ma raramente effettuate con cognizione dei risultati da ottenere ad eccezione di quando si lavora su piante da formare come si dice in gergo a “giusta forbice” viceversa nella potatura a dimora s’interviene quasi esclusivamente per evitare pericoli o rimediare ai danni causati dalla chioma non governata.
D’altra parte è anche vero che sono rare le pubblicazioni che si occupano di potatura dal punto di vista ornamentale e nello stesso mondo accademico non vi sono molti ricercatori che si dedicano a questo tema in specie se riferito alla potatura di formazione in vivaio. D’altra parte sono rari i casi in cui i principi ispiratori della potatura delle piante da frutto si adattano alle esigenze delle piante ornamentali, ed ecco che si determina un inevitabile carenza di conoscenza.
Ed allora la proliferazione terminologica: taglio dolce, taglio lungo, taglio corto, taglio di formazione, taglio di riformazione, taglio di riduzione, taglio d’alleggerimento, taglio di coabitazione, taglio d’accompagnamento, taglio di rinnovamento, ecc. non sono che la dimostrazione della complessità del problema e della grande necessità di conoscenza, in specie applicata alle singole specie, che esiste e di contro delle grandi capacità innovative in termini di forme e di equilibrata crescita di cui una razionale potatura può essere foriera.
In termini generali la potatura comprende tutte quelle operazioni che applicate direttamente alla parte epigea delle piante, ne controllano il naturale modo di vegetare consentendo il massimo rendimento. Nell’arboricoltura da frutto la potatura richiede un costante confronto fra i costi sostenuti per attuarla ed i risultati economici ottenuti, nel campo dell’arboricoltura ornamentale è invece essa stessa elemento diretto di formazione del valore aggiunto della pianta coltivata in vivaio che ovviamente deve essere compatibile con i prezzi che si riescono a spuntare sul mercato.
Dal punto di vista colturale diciamo che la branca di potatura che interessa il vivaista è quella di allevamento che ha sostanzialmente lo stesso obiettivo dell’arboricoltore generale e cioè di rendere quanto più elevato possibile il ritmo di accrescimento e sviluppo degli alberi giovani pur in regolare equilibrio vegetativo. Invece la potatura di formazione delle piante ornamentali parte da presupposti diversi dovendo corrispondere alle esigenze progettuali e costruttive di aree a verde di piccole, medie e grandi dimensioni, ad esigenze di ordine sociale, ricreativo ed igienico ed in conclusione le esigenze da soddisfare sono di ordine ornamentale e funzionale.
Alfine di raggiungere questi obiettivi la potatura deve essere accompagnata da tutte le altre pratiche agronomiche ed ecco che questa operazione non è più un lavoro di manovalanza ma necessita alla stessa stregua di quanto avveniva nell’arboricoltura da frutto tradizionale di specifiche competenze professionali e di un adeguata guida tecnica in grado di valutare complessivamente la pianta ed il contesto agronomico.
La potatura di formazione è a sua volta un fondamentale fattore d’innovazione produttiva consentendo di presentare al consumatore forme diverse della stessa pianta in grado di soddisfare esigenze diverse come la formazione di una siepe, di un gruppo isolato, di un filare, di avere forme geometriche della stessa pianta da alternare come tradizionalmente veniva fatto nei giardini all’italiana, ecc.
Anche per le piante ornamentali può essere necessaria una potatura di produzione come nel caso di piante che hanno la loro maggiore espressione ornamentale nella ricchezza della fioritura o addirittura nei frutti, gli esempi più eclatanti sono costituiti dagli agrumi in vaso spesso venduti anche in funzione del numero dei frutti.
Per gli alberi a foglia caduca in funzione della stagione in cui viene eseguita la potatura si distingue in verde, se attuata nel periodo primaverile-estivo, e secca se effettuata in inverno. Questo aspetto è importante sia ai fini dell’organizzazione del lavoro che del risulta che si ottiene infatti vi sono specie che gradiscono la potatura al verde ed altre no ed i riflessi fisiologici sono diversi con risultati sul vigore e l’equilibrio vegetativo non sempre soddisfacenti.
Infine è importante sapere che la potatura può essere ricca o povera a secondo del numero di gemme che si asportano, lunga quando i rami si raccorciano poco e corta quando si potano corti come spesso avviene per far ricacciare violentemente lasciando solo tre/quattro gemme. Normalmente la potatura è corta e povera e lunga e ricca ma a seconda del numero di rami che vengono completamente tolti può essere anche lunga e povera o mista.
Oggi tutte queste definizioni qualitativamente comprensibili per i tecnici debbono essere definiti quantitativamente in modo da essere comprensibili a tutti e non lasciare spazio ad interpretazioni soprattutto in ambito giuridico.